Pubblicato in L’espressione è la sostanza del mondo, a cura di A. Santoro e L. Torrente, Quaderni Colliani III, Accademia University Press, Torino, 2021, pp. 65-83.
Secondo una ricostruzione condivisa della storiografia filosofica, la “scoperta del soggetto” rappresenta il punto di svolta che separa l’Antico dal Moderno. Si può dunque dire che il problema del soggetto sia profondamente radicato all’interno della Modernità. In genere, si pone la genesi di tale indagine con la filosofia di Descartes e la sua nozione di cogito, anche se è indubbio che l’origine della discussione sulla soggettività sia più lontana nel tempo. Gli epigoni della Modernità, o coloro che sono stati definiti come post-moderni, hanno proseguito la battaglia intorno al soggetto, proponendo di volta in volta un suo annientamento o riprendendo le aporie che nel corso dei secoli si sono agglomerate intorno ad esso. In definitiva, sembra che l’uomo moderno non possa esimersi dall’interrogarsi sulla soggettività e così anche Colli, che è un moderno, deve partire dal dato della rappresentazione e dalla relazione soggetto-oggetto per poi operare il gesto decisivo di critica al soggetto. Certo, la prospettiva ricercata da Colli è quella dei Greci «che ignorano il soggetto conoscente e trattano i problemi gnoseologici in termini di oggetti», ma il punto di partenza non può che essere quella Modernità che, con il suo studio quasi morboso delle facoltà e delle funzioni interne al soggetto empirico, si è illusa di scoprire in tal modo l’intera struttura conoscitiva del mondo.
Il presente contributo si articola in due sezioni che rappresentano, grosso modo, la pars destruens dedicata alla critica del soggetto moderno, sia esso inteso in termini sostanziali o trascendentali, e la parte dedicata alla proposta filosofica di Colli, dove si vedrà che la funzione del soggetto conoscente non sparisce affatto, ma è trasferita nel meccanismo stesso dell’espressione.
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